25/10/2014 - L'arrivo, anzi il ritorno, dell'Ebola non ha causato solo effetti diretti alle tante vittime del virus, ma ha indotto le società colpite a chiudersi nella paura dello spettro ebola, condizionando anche gli interventi sanitari, ormai tutti focalizzati a fermare questa epidemia specifica. A dare maggiore "potere" al virus ebola è la psicosi di massa ormai pienamente in azione che impedisce (per la forza della paura) ai tanti abitanti delle zone colpite da ebola di andare in centri medici e ospedali per normali controlli di patologie diverse da ebola. E' così che la gente di Sierra Leone reagisce all'allarme ebola, evitando gli ospedali, quei pochi rimasti aperti, per paura che quei sintomi presenti possano essere confermati come sintomi di ebola. E' così, che la gente sta morendo di malaria per paura che possa essere ebola.

La maggior parte degli ospedali sono stati chiusi, a rimanere aperti sono solo quelli governativi, super affollati e incapaci di contenere i pazienti che arrivano da tutte le parti del paese. L'Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe dirci quanti sono morti di malaria e tifo e infezioni varie curabilissime dal momento in cui virus Ebola è tornato. Con sorpresa apprenderemmo che i morti per patologie curabili sono molti di più di quanti siano morti a causa dell'ebola. Morire di malaria e tifo per la paura ingenerata che quella patologia potrebbe essere ebola mi sembra il vero senso del massacro attuale. Le organizzazioni operanti in loco e i governi locali dei paesi colpiti dall'ebola pensino seriamente a curare e fare centri per l'Ebola, ma si organizzino a far fare il test di ebola a TUTTI, affinché chi non è affetto da ebola possa trovare altrettanta attenzione medica, con centri e ospedali capaci di salvare la vita anche a chi riscontra patologie curabili. Distribuiscano test per ebola e reagenti a tutti i centri medici, che possano essere fatti con facilità a coloro che arrivano in ospedale. Altrimenti è vera la considerazione di chi ripete che ci interessa fermare l'Ebola affinché non arrivi in occidente, non perché centinaia di persone in West Africa stanno perdendo la vita.
Sulla base di queste informazioni e conseguenti riflessioni e constatazioni, Love Bridges sta pensando ad una spedizione di emergenza per valutare quale aiuto concreto dare ai nostri bimbi e alle nostre famiglie.