Luciana Arru – Carbonia. 

Mi chiamo Luciana, sono un’infermiera professionale in pensione, ho vent’anni di esperienza ospedaliera e attualmente volontaria della Croce Rossa italiana nel gruppo del mio paese, Cortoghiana, piccola frazione della città di Carbonia. Nel giugno 2008 sono stata contattata da Don Ignazio Poddighe, il quale mi ha chiesto se ero disponibile ad andare in Africa e aiutarlo nella realizzazione di un progetto che prevedeva la formazione di personale infermieristico da preparare per la prossima apertura del centro medico, al tempo in costruzione, in una località priva di assistenza sanitaria.
Dopo avermi informato sulle varie problematiche, ho accettato con gioia pensando di poter aiutare questi nostri fratelli a migliorare la loro esistenza.

Il 31 agosto 2008 partiamo per la Sierra Leone, sei volontari: un medico con la sua compagna, mia figlia Stefania, anche lei infermiera in servizio presso l’ospedale Sirai di Carbonia, e un’altra coppia. Ad attenderci a Lungi Don Ignazio e altri due volontari, Sergio e Nicola di Iglesias, partiti il 17 di agosto per preparare i locali dove noi avremmo alloggiato oltre ad altre opere di ristrutturazione. Hanno fatto un lavoro stupendo con tanta buona volontà e sacrificio!
Dalla parrocchia di Lungi ci trasferiamo a Makeni dove si terranno i corsi presso l’università diocesana, il Fatima Institute, oggi università del Nord.

Dopo alcune lezioni, e per qualche problema, si è reso necessario tornare a Lungi e impegnarci nelle visite mediche. I bambini malati sono tantissimi e con varie patologie. In quei giorni ho toccato con mano la realtà di questa povera gente, abbandonata a sé stessa e priva di qualsiasi risorsa. Quando Padre Edwin, il sacerdote del luogo che ci ospita, ha informato la popolazione che si effettuavano le visite mediche, sono arrivati a centinaia! Tantissimi bimbi con al malaria, febbre elevata, dermatiti, micosi, problemi oculari, forme di foruncolosi dati dalla puntura di mosche infette, denutrizione, totale assenza di norme igieniche.

Vivere questa realtà stringe il cuore, se penso alla nostra, nonostante esista la povertà e la disoccupazione, non c’è alcun paragone da fare.
Questi bimbi hanno occhi stupendi, anche quando sorridono si intravede il velo di tristezza,

chiedono anche solo una carezza e sono gioiosi quando dai loro la tua attenzione.

E’ triste pensare che quella è la loro realtà di sempre. Noi volontari per quanto abbiamo potuto ci siamo impegnati a dare farmaci, latte, biscotti, pane. In meno di una settimana abbiamo visitato circa 350 bambini e tanti purtroppo hanno atteso invano, considerando che il nostro viaggio era giunto al termine. La situazione locale è molto precaria, mancano le cose essenziali, dalla corrente elettrica al cibo, dall’acqua potabile ai servizi igienici. Grazie all’aiuto dei volontari sono stati costruiti sei pozzi per l’approvvigionamento dell’acqua: normalmente utilizzano l’acqua di qualche rigagnolo o pozzanghera nel periodo della pioggia.

Quest’esperienza mi ha coinvolto umanamente a tal punto che nonostante i disagi logistici, ho promesso a me stessa di ritornare. Siamo rientrati il 16 di settembre e, credetemi, quando parenti ed amici chiedevano notizie dell’Africa, quasi facevo fatica a raccontare ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, una realtà inenarrabile per tutto ciò che manca a questa povera gente. Dopo qualche giorno di recupero fisico, mia figlia Stefania mi informa che a novembre desidera ripartire con altri volontari! Lei si è affezionata moltissimo a questi bimbi malati e bisognosi di cure e non riesce a credere che si possa vivere così. Vuole, con l’aiuto di tutti i volenterosi di buon cuore, raccogliere una base per soddisfare i bisogni primari: medicinali e articoli sanitari, vestiario, latte in polvere e pappe, prodotti per la cura e l’igiene dei bimbi.
Le persone hanno risposto con sensibilità e grande entusiasmo, Don Ignazio si è preoccupato di spedire il container con tutto il materiale raccolto. Nel frattempo decido di ripartire anch’io, qualcosa mi attirava in questa nuova missione.

Ripartiamo il 16 novembre, questa volta con moltissimo materiale a disposizione e il cuore colmo di gioia per la nuova opportunità. Siamo nuovamente in parrocchia a Masoila, dove sta nascendo la casa dei volontari, in modo da garantire un alloggio più dignitoso a quanti verranno a prestare la loro opera. Quotidianamente ci spostiamo a Lokomasama e nei villaggi per effettuare visite e dare il nostro sostegno con la distribuzione di pane, vestiario e quanto abbiamo raccolto a tutte le persone bisognose. Alla fine di ogni intensa giornata era sufficiente il sorriso di un bimbo per ripagarci dell’impegno impiegato, abbiamo potuto realizzare questo sogno grazie a tutte le persone che con tanta generosità hanno donato il loro contributo, mi sento di dire a tutti grazie di cuore.

Il progetto Lokomasama sta procedendo regolarmente, il mio prossimo viaggio sarà per l’inaugurazione del centro medico Giovanni Paolo II. Ci sarà tantissimo lavoro perché desideriamo che il centro parta ben organizzato e funzionale, per dare la miglior assistenza a questi nostri fratelli che non l’hanno mai avuta.
Siamo stati ospiti dal Vescovo di Makeni Monsignor Biguzzi che ringrazio per l’opportunità che ci sta offrendo: aiutare i bisognosi è sempre carità cristiana finché Dio ci da la forza di andare avanti con amore e umiltà. Ringrazio Padre Edwin, parroco di Masoila, dove alloggiamo durante la nostra permanenza in Sierra Leone e ci accoglie con affetto.
Ringrazio le suore di Lokomasama sister Antoinette, sister Cristine, sister Nentaweh, che ci ospitano quando siamo in visita nel loro villaggio e ci accolgono sempre con affetto e simpatia. A Don Ignazio faremo un monumento considerando che sta realizzando un progetto grandioso e utilissimo per aiutare questi nostri fratelli africani!

Racconto tratto dal libro Opotho, volontari in Sierra Leone